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Le Figure mitologiche


    Se vogliamo comprendere a fondo i meccanismi dell'Astrologia, oltre alla conoscenza dell'Astronomia è opportuno conoscere la storia delle figure mitoogiche coinvolte. Oltre alle 12 che costituiscono lo Zodiaco, vi sono quelle legate ai Pianeti, agli asteroidi, alle fasi lunari ed alle stelle fisse. Tantissime insomma. Qui di seguito abbiamo cercato di raccoglierle e di mettere le loro caratteristiche a vostra disposizione.

APOLLO

ApolloApollo (in greco antico: Ἀπόλλων, Apóllōn; in latino: Apollo) è una divinità nelle Religioni dell'antica Grecia (mitologia greca), Dio del Sole (di cui ne traina il carro), di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, della medicina, delle pestilenze e della scienza che illumina l'intelletto; il suo simbolo principale è il Sole o la Lira. In seguito fu venerato anche nella Religione romana.

Essendo il Dio della poesia è il capo delle Muse, viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo contrariavano (una sua freccia scagliata con il suo arco portava pestilenze e malattie ad intere nazioni). In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come Dio oracolare, capace di svelare, tramite la sacerdotessa detta Pizia, il futuro agli esseri umani. Anche per questo, era adorato nell'antichità come uno degli Dèi più importanti del Dodekatheon. Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come Dio del Sole, ed in molti casi soppiantò Helios quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Nella Religione romana, non aveva nessuna controparte, ed il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Helios.

Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme a Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).

In Grecia era uno degli Dèi più celebri ed influenti nell'antica Grecia; ed erano due le città che si contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo. L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, e dalle molte città che portavano il nome di Apollonia. Il Dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.
A differenza di altri Dèi, Apollo non aveva un equivalente romano diretto, ed il suo culto venne importato a Roma direttamente dai Greci. Ciò avvenne comunque in tempi piuttosto recenti nella storia romana, dato che fonti tradizionali riferiscono che il culto era presente in epoca regia. Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in una località dove già sorgeva un sacello od un'area sacra di nome Apollinar come scrive Livio III, 63, 7, in occasione di una pestilenza che afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del Dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli Dèi romani più influenti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio, e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen saeculare.
Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel Dio dei tuoni Aplu o Apulo. Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del Dio etrusco sia derivata, o no, dal Dio greco. Quale dio della profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.
Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune leggende volevano che il Dio fosse nato. Suoi attributi tipici sono l'arco e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica ed il canto), ed ancora i falchi, i corvi ed i serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il Dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il grifone, animale mitologico di lontana origine orientale.
Come molti altri Dèi greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri ed aspetti della personalità del Dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attributo ad Apollo (e spesso condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo venne mutuato ed utilizzato anche dai Romani.

MERCURIO CILLENIO
Venne concepito in una grotta del monte Cilleno. Appena nato trasformò il guscio di una tartaruga in una cetra. È un divino briccone, avventuroso, polemico e furbo.

VENERE

ApolloVenere (in latino Venus, Venĕris) è una delle maggiori dee romane principalmente associata all'amore, alla bellezza e alla fertilità, l'equivalente della dea greca Afrodite. Sono molte le ipotesi sulla nascita della dea. C'è chi sostiene che essa scaturì dal seme di Urano, dio del cielo quando i suoi genitali caddero in mare dalla castrazione subita dal figlio Saturno, per vendicare Gea, sua madre e sposa di Urano. Un'altra ipotesi è che essa sia nata da una conchiglia uscita dal mare. Venere è la consorte di Vulcano. Veniva considerata l'antenata del popolo romano per via del suo leggendario fondatore, Enea, svolgendo un ruolo chiave in molte festività e miti della religione romana.
In quanto dea, Venere amò numerosi dèi o mortali, dai quali ebbe figli.
Dalla sua unione con Anchise sarebbe nato Enea, il padre di Ascanio e il capostipite della futura Roma. Si dice che dagli amori di Venere e Marte nacquero invece Eros (detto anche Cupido), Deimo e Fobo.
A Roma venivano celebrati i Veneralia in onore di Venere Verticordia, "che apre i cuori", e del suo compagno, Fortuna Virile (o Fortuna Vergine, una dea, come risulta da studi recenti).
Sempre a Roma fu eretto un tempio, il Tempio di Venere e Roma, dedicato alla dea e alla città.
Tra le piante a lei sacre ci sono: il mirto, la rosa, il melo e il papavero. I suoi animali sacri invece sono: la lepre, il delfino, il cigno (simbolo di bellezza ed eleganza), il passero e, soprattutto, la colomba: simbolo dell' amore.
Venere si distingue per il carattere capriccioso, vanitoso e volitivo.
Esistono diversi racconti della nascita di Afrodite, ma i più noti sono quelli che risalgono a Esiodo e Omero. Secondo il primo, quando il Titano Crono recise i genitali del padre Urano e li gettò in mare, il sangue e il seme in essi contenuti divennero schiuma dalla quale, presso l'isola di Cipro, emerse Afrodite (aphròs in greco significa proprio schiuma). Secondo il secondo, invece, Afrodite sarebbe figlia di Zeus e della ninfa degli oceani Dione.
A causa della sua immensa bellezza, Zeus temeva che Afrodite sarebbe stata causa di disputa tra gli altri dei e la diede quindi in sposa a Efesto, il dio del fuoco, fabbro degli dei, di brutto aspetto, ma caratterizzato da un carattere fermo e costante e sempre dedito al lavoro. Il matrimonio non soddisfò, però, la dea, che intrecciò molte relazioni amorose, sia con umani che con dei. In particolare, è nota la relazione con il dio della guerra Ares. I due furono scoperti da Efesto e, imprigionati in una rete metallica da lui stesso lavorata, furono esposti al ludibrio degli altri dei. L'unico in grado di resistere al fascino di Venere fu Narciso, un giovane di tale bellezza che chiunque lo vedesse, uomo o donna, giovane o vecchio, si innamorava di lui, ma Narciso, orgogliosamente, li respingeva tutti, inclusa la dea dell'amore. Offesa Venere lo condannò a soffrire per un amore non corrisposto. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che era lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa apparteneva a lui; comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell'amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente e si trasformò nel fiore che da lui prende il nome.
Dalle relazioni di Afrodite nacquero diversi figli. Uno dei più famosi è certamente il dio dell'amore Eros (Cupido, nella tradizione romana), di cui non si conosce con sicurezza il padre (Ares? Efesto? Ermes?), probabilmente ignoto anche alla dea, vista la grande promiscuità che la caratterizza. Eros collaborò sempre con la madre, tranne in un caso. Gelosa della bellezza di una donna mortale di nome Psiche, Afrodite chiese al figlio di farla innamorare del più brutto degli umani. Eros dapprima accettò l'incarico ma poi si innamorò egli stesso della donna. Psiche superò tutte le prove richieste da Afrodite e alla fine fu ricompensata da Zeus che benedisse l'unione con Eros.
Un altro figlio della dea è Enea, uno dei protagonisti della guerra di Troia scaturita dalla rivalità fra Era, Atena e Afrodite. Le tre divinità volevano aggiudicarsi la mela destinata da Eris, dea della discordia, alla più bella tra le dee. Zeus, interpellato sulla questione, scelse il principe troiano Paride come giudice. Era cercò di corrompere Paride offrendogli l'Asia Minore, mentre Atena gli offrì fama, saggezza e gloria in battaglia, ma Afrodite promise a Paride la più bella delle donne mortali, ed egli scelse quest'ultima. Questa donna era Elena, figlia di Zeus e Leda e moglie del re di Sparta Menelao. Sotto l'influsso di Afrodite Paride rapì Elena e la condusse a Troia. Menelao, insieme al fratello Agamennone, radunò un imponente esercito e mosse guerra a Troia. L'assedio della città durò molti anni e gli dei si schierarono a fianco dell'una o dell'altra fazione. Successivamente Zeus ordinò agli dei di cessare qualsiasi interferenza nella guerra troiana. Fu l'astuto Odisseo, re di Itaca, ad escogitare lo stratagemma del cavallo per far penetrare soldati greci all'interno delle mura troiane. Fu così che i greci vinsero la guerra ed Enea, insieme a pochi altri superstiti, lasciò per sempre Troia e, approdato sulle coste Italiche, fondò una nuova città, da cui viene generalmente fatta discendere la civiltà romana. I romani adottarono il pantheon greco, modificando i nomi e spesso i caratteri degli dei. Afrodite fu da allora conosciuta con il nome di Venere.

GIOVE (Zeus)

Giove (Zeus)Se  Dal latino Iupiter, cioè il re di tutti gli dèi), della religione e della mitologia romana; dio latino del cielo equivalente a Zeus (in greco Ζεύς) nella religione greca e Tinia in quella etrusca. Zeus ha anche molte analogie con il norreno Odino e lo slavo Perun.
Il dio era conosciuto con questo nome anche in Sanscrito (Dyaus/Dyaus Pita) lingue che elaborano la radice *dyeu- ("splendere" e nelle sue forme derivate "cielo, paradiso,dio").
È il re e padre degli dei, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia.
Figlio del titano Crono e di Rea, era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Dal latino Iupiter, cioè il re di tutti gli dèi), della religione e della mitologia romana; dio latino del cielo equivalente a Zeus (in greco Ζεύς) nella religione greca e Tinia in quella etrusca. Zeus ha anche molte analogie con il norreno Odino e lo slavo Perun.
Il dio era conosciuto con questo nome anche in Sanscrito (Dyaus/Dyaus Pita) lingue che elaborano la radice *dyeu- ("splendere" e nelle sue forme derivate "cielo, paradiso,dio").
È il re e padre degli dei, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia.
Figlio del titano Crono e di Rea, era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Nella maggior parte delle leggende era sia fratello che marito di Era, anche se nel santuario dell'oracolo di Dodona come sua consorte si venerava Dione (viene raccontato nell'Iliade che Zeus sia il padre di Afrodite, avuta con Dione).
È comunque famoso per le sue frequentissime avventure erotiche extraconiugali, tra le quali si ricorda anche alcune relazioni omosessuali, come con Ganimede o con Euforione. Il frutto dei suoi numerosi convegni amorosi furono i suoi molti celeberrimi fIgli, tra i quali Apollo e Artemide, Hermes, Persefone, Dioniso, Perseo, Eracle, Elena, Minosse e le Muse. Dalla legittima moglie Era secondo la tradizione ebbe Ares, Ebe, Efesto ed Ilizia.
La maggior parte dei suoi figli furono generati da relazioni clandestine, ma la dea Atena, pare sia nata senza amplesso. Giove mostrava gelosia nei confronti della moglie Era, che aveva generato da sola il dio Efesto, senza ricorrere ad atti sessuali, quindi decise di generare a sua volta un figlio senza bisogno di un'altra donna. Così nacque Atena, uscendo dal cranio spaccato di Giove.
Sebbene Giove si comportasse talvolta in modo cocciuto e irascibile, era in lui presente anche un profondo senso di giustizia sacra, proteggeva forestieri e viaggiatori da coloro che intendevano fare loro del male.
Giove trasformò Pandareo in una statua per punirlo del furto del cane di bronzo che, quando era un bimbo, lo aveva custodito nella grotta sacra a Creta; uccise Salmoneo con un fulmine per aver tentato di impersonarlo andando in giro con un carro di bronzo e gridando per imitare il rumore del tuono; trasformò Perifa in un'aquila, dopo la sua morte, come ricompensa per essere stato un uomo onesto e giusto.
Una Ninfa di nome Chelone rifiutò di presenziare al matrimonio di Giove ed Era: per punirlail Dio la trasformò in una tartaruga.
Giove ed Era trasformarono il re Emo e la regina Rodope di Tracia in due montagne per punirli della loro vanità.
Giove condannò Tantalo ad essere torturato in eterno nel Tartaro per aver indotto con l'inganno gli dei a mangiare le carni di suo figlio;  condannò anche Issione ad essere legato in eterno ad una ruota infuocata per aver tentato di fare sua Era.
Fece sprofondare i Telchini in fondo al mare per aver inaridito la terra con le loro terribili magie poi, accecò il veggente Fineo e mandò le Arpie a tormentarlo insozzando i suoi banchetti per punirlo di aver rivelato i segreti degli dei.
Ricompensò Tiresia con una vita tre volte più lunga del normale per aver giudicato in suo favore la disputa sorta con Era su quale dei due sessi provasse più piacere durante l'amplesso; punì Era appendendola a testa in giù dal cielo quando aveva tentato di affogare Eracle mandandogli contro una tempesta.
Tra i numerosi figli che aveva avuto, Eracle (Ercole) è stato spesso descritto come il preferito da Giove. Infatti Eracle fu spesso chiamato sia dalla gente che da vari dèi il figlio prediletto di Giove: una leggenda narra come, quando una stirpe di Giganti nati dalla terra minacciava l'Olimpo e l'Oracolo di Delfi aveva detto che solo le forze riunite di un singolo mortale e di un dio potevano fermarli, Zeus scelse Eracle per combattere al suo fianco e, insieme, sconfissero i mostri.

DIANA
Diana
La radice si trova nel termine latino dius (divina), o secondo altri da dies, (luce del giorno), arcaico divios per cui il nome originario sarebbe stato Diviana. La luce a cui si riferisce il nome sarebbe quella che filtra dalle fronde degli alberi nelle radure boschive, mentre viene respinta quella della Luna perché tale associazione con la dea fu molto tarda.
Diana è una dea Italica, latina e romana, gemella di Apollo o Febo, figlia di Giove e Latona, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi, e dispensatrice della sovranità. Spesso questa dea romana si fa corrispondere alla dea Artemide della mitologia greca, ma secondo alcuni studiosi la fusione fra le due figure avvenne solo in un secondo momento. Artemide-Diana, dea della caccia, della verginità, del tiro con l'arco, dei boschi e della Luna, di tutto ciò che vive e si muove nei boschi. Durante il sincretismo religioso dell'età imperiale venne ulteriormente identificata con altre divinità femminili orientali.
Secondo la leggenda Diana, giovane vergine abile nella caccia, irascibile quanto vendicativa, era amante della solitudine e nemica dei banchetti; era solita aggirarsi in luoghi isolati. In nome di Amore aveva fatto voto di castità e per questo motivo si mostrava affabile, se non addirittura protettiva, solo verso chi, come Ippolito e le ninfe che promettevano di mantenere la verginità, si affidava a lei.
In molte gemme la si vede portare una fronda in una mano e una coppa ricolma di frutti nell'altra, in piedi accanto ad un altare, dietro al quale si intravede un cervo. I suoi attributi: l'arco (o la faretra) e la fiaccola.
Diana assomiglia ad Artemide, dea della mitologia greca, anche se la somiglianza tra le due non è così marcata, tanto che si può anche definirle due entità distinte. In Diana il suo carattere di protettrice della partorienti è molto più accentuato. In Artemide prevale il carattere di protettrice dei boschi e degli animali.
In realtà, fin dal XV secolo a.C. a Creta veniva venerata una dea protettrice dei boschi e delle montagne; ugualmente, a Efeso, fu a lungo praticato il culto di una similare divinità i cui connotati conducono però alla dea frigia Cibele e, contestualmente, alla dea che in tutto il bacino dell'Egeo rappresentava la Madre Terra, vale a dire Rea. Facile intuire quindi, come, in base alle diverse epoche e civiltà, siano possibili diverse interpretazioni di una medesima divinità. Ed in questo contesto è possibile vedere anche una associazione della figura di Diana con quella della divinità lunare Selene: in molti riti dei romani, inoltre, Diana viene venerata come divinità trina, punto di congiunzione della Terra e della Luna per personificare il Cielo (in contrasto a Ecate cui era riservato il Regno dei Morti).
Diana, è stata anche oggetto di culto nella stregoneria della tradizione italiana. Come riporta Charles Leland nel Vangelo delle streghe Diana è adorata come dea dei poveri, degli oppressi e dei perseguitati dalla Chiesa cattolica. Per far sì che il culto della stregoneria andasse avanti mandò sua figlia Aradia per liberare dagli oppressori gli schiavi e per divulgare il culto della dea.

MARTE (Mars)

MarteSecondo la religione romana del I secolo a.C., era il dio della guerra, dei duelli e degli spargimenti di sangue, l'equivalente della divinità greca Ares. Secondo la mitologia romana più arcaica è anche il dio del tuono, della pioggia e della fertilità.
Divinità sia italica che prettamente romana, padre mitico del primo re di Roma Romolo, era il dio guerriero per eccellenza, in parte associato a fenomeni atmosferici come la tempesta e il fulmine. Assieme a Quirino e Giove, faceva parte della cosiddetta "Triade Capitolina arcaica", che in seguito, su influsso della cultura etrusca, sarà invece costituita da Giove, Giunone e Minerva.
Quasi sempre è raffigurato con indosso l'elmo, la lancia o la spada e lo scudo, raramente con uno scettro talvolta è ritratto nudo, altre volte con l'armatura e spesso ha un mantello sulle spalle. A volte è rappresentato con la barba ma, nella maggior parte dei casi, è sbarbato. È raffigurato a piedi o su un carro trainato da due cavalli imbizzarriti, ma ha sempre un aspetto combattivo.
Secondo il mito, Giunone era invidiosa del fatto che Giove avesse concepito da solo Minerva senza la sua partecipazione. Chiese quindi aiuto a Flora che le indicò un fiore che cresceva nelle campagne in Etolia che permetteva di concepire al solo contatto. Così diventò madre di Marte, che fece allevare da Priapo, il quale gli insegnò l'arte della guerra. La leggenda è di tradizione tarda come dimostra la discendenza di Minerva da Giove, che ricalca il mito greco. Flora, al contrario, testimonia una tradizione più antica: l'equivalente norreno Thor nasce dalla terra, Jörð e così le molte divinità elleniche.
Più tardi, identificandolo con il greco Ares, venne detto figlio di Giunone e Giove e inserito in un contesto mitologico ellenizzato.
Il dio, inoltre, rappresentava la virtù e la forza della natura e della gioventù, che nei tempi antichi era dedita alla pratica militare. In questo senso era posto in relazione con l'antica pratica italica del uer sacrum, la Primavera Sacra: in una situazione difficile, i cittadini prendevano la decisione sacra di allontanare dal territorio la nuova generazione, non appena fosse divenuta adulta. Giunto il momento, Marte prendeva sotto la sua tutela i giovani espulsi, che formavano solo una banda, e li proteggeva finché non avessero fondato una nuova comunità sedentaria espellendo o sottomettendo altri occupanti; accadeva talvolta che gli animali consacrati a Marte guidassero i sacrani e divenissero loro eponimi: un lupo (hirpus) aveva guidato gli Irpini, un picchio (picus) i Piceni, mentre i Mamertini derivavano il loro nome direttamente da quello del dio.
Marte, nella società romana, assunse un ruolo molto più importante della sua controparte greca (Ares), probabilmente perché considerato il padre del popolo romano e di tutti gli italici in generale: Marte, accoppiatosi con la vestale Rea Silvia generò Romolo e Remo, che fondarono Roma. Di conseguenza Marte era considerato il padre del popolo romano e i romani si chiamavano tra loro Figli di Marte. I suoi più importanti discendenti, oltre a Romolo e Remo, furono Pico e Fauno.
Il mese di marzo, il giorno di martedì, i nomi Marco, Marcello, Martino, il pianeta Marte, il popolo dei Marsi e il loro territorio Martia Antica (l'odierna Marsica) devono a lui il loro nome.

SATURNO (Saturnus)
SaturnoÈ un antico dio dei Romani, ma la sua origine è problematica. Già in antichità lo si riteneva non indigeno ma proveniente dalla Grecia
il che ne denuncia quanto meno una precocissima ellenizzazione. Particolare significativo è che i sacrifici a lui dedicati erano eseguiti nel modo "greco" (Graeco ritu) ovvero a capo scoperto (capite aperto) e coronato. i Romani lo identificarono col greco Cronos.
È spesso rappresentato con una falce in mano o con un serpente. La tradizione romana voleva che, cacciato dall'Olimpo da Giove, egli si fosse rifugiato in Italia presso Janus.
La moglie di Saturno, Opi, dea del raccolto, divenne l'equivalente di Rea. Saturno era il padre fra gli altri di Cerere, Giove, Nettuno e Ade. Saturno aveva un tempio nel foro romano che conteneva il tesoro reale.
Saturno era in origine uno dei numina e si pensava proteggesse i campi e le sementi. I numina non erano legati solitamente a una forma particolare o ad un genere e non venivano raccontati miti su di loro. I numina più importanti erano i Lari ed i Penati.
Nella Teogonia di Esiodo, un racconto della creazione dell'universo e della salita al potere di Zeus, Saturno viene identificato come figlio di Urano, il Cielo, e di Gea, la Terra. Saturno salì al potere, evirando e detronizzando il padre Urano ma venne profetizzato che un giorno uno dei figli di Saturno lo avrebbe a sua volta detronizzato così, per evitarlo, divorò tutti i figli appena nati. La moglie di Saturno, Opi, nascose il suo sesto figlio, Giove, nell'isola di Creta, ed al suo posto offrì a Saturno un grosso masso avvolto in fasce.
Altra caratteristica di questa divinità consiste nel fatto che la sua immagine cultuale era rappresentata con i compedes (lacci) di lana ai piedi: da notare che la caratteristica dei compedes è propria degli schiavi. E questo spiega un'altra caratteristica che è invece legata alla festività del dio, i Saturnalia, celebrati a partire dal giorno 17 del mese di December (dicembre): questo giorno era un giorno di totale libertà per gli schiavi i quali potevano banchettare con i loro padroni, da cui venivano anche serviti.
Tali caratteristiche indicano in Saturnus una divinità, e quindi una festività, che promuove la trasgressione dell'ordine vigente allo scopo di generare una mancanza di regole, condizione grazie alla quale si può, con l'anno nuovo alle porte, rigenerare l'ordine appena perduto che procede sotto la dignitas di Iupiter.
Ma Saturnus non è solo il dio della rigenerazione, a lui non si fa riferimento solo per il periodo aureo dell'abbondanza, Saturnus è il dio che ha insegnato agli uomini la tecnica dell'agricoltura e con essa la civiltà, da qui una possibile lettura dell'accensione dei ceri durante i suoi riti, celebrati in occasione anche dell'apertura dei granai e della conseguente distribuzione del farro alla cittadinanza.
Significativo è il fatto che uno degli appellativi di Saturnus fosse Stercutus (anche Stercutius, Sterculius, Sterces) ovvero la divinità del concime questo inteso anche come fertilità, ricchezza.

URANOUrano

In greco antico: Οὐρανός, Ouranós, «cielo stellato, firmamento» era, nella mitologia greca, una divinità primordiale, personificazione del cielo in quanto elemento fecondo. Nell'opera di Esiodo,Teogonia, egli è figlio e coniuge di Gea  (la Madre Terra). Altri poemi e racconti ne fanno il figlio di Etere (il Cielo superiore), senza che, in questa tradizione risalente alla Titanomachia, ci sia rivelato il nome della madre. Molto probabilmente quest'ultima era Emera (la personificazione del Giorno). Secondo la teogonia orfica, Urano e Gea sono due figli della notte.
Secondo la tradizione esiodea Urano si unì a Gea e la fecondò gettando su di essa fertili gocce di pioggia e dando così vita alle prime divinità mostruose. Gea generò per primi Briareo, Cotto e Gige detti Ecatonchiri, che avevano cento braccia e cinquanta teste ciascuno ed erano insuperabili per la forza fisica e la statura. Dopo di loro gli partorì i Ciclopi Arge, Sterope e Bronte, ognuno dei quali aveva un solo occhio in mezzo alla fronte.
Urano, nel timore di venire spodestato dai suoi forti figli, mise in catene i Ciclopi e li gettò, man mano che nascevano, nel Tartaro, ossia nelle viscere di Gea (detta anche Gaia). Da Gea Urano ha altri figli, detti Titani: Oceano, Ceo, Iperione, Crio, Giapeto, Abseo e Crono, il più giovane; e delle figlie, dette Titanidi, Tethys, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Dione e Tia. Gea, ripugnata dall'atto del marito, persuase i Titani ad aggredire il padre e consegnò a Crono una falce da lei fabbricata. Così Urano, colto di sorpresa dal figlio proprio mentre stava per unirsi nuovamente a Gea, fu evirato. I suoi genitali vennero gettati in mare presso Cipro e dalla spuma marina formatasi nacque Afrodite, mentre le gocce di sangue che caddero sul suolo fecondarono un'ultima volta la terra, dando vita alle Erinni, ai Giganti ed alle Ninfe Melie. Detronizzato Urano, i Titani riportarono alla luce i fratelli che erano stati gettati nel Tartaro e consegnarono il potere a Crono.
Una tradizione diversa è riferita da Diodoro Siculo riguardo a questo dio. Costui sarebbe stato il primo re degli Atlanti, un popolo molto pio e giusto, che abitava sulle rive dell'Oceano. Egli avrebbe insegnato loro a coltivare la terra, a vivere civilmente ed avrebbe inventato il calendario secondo il movimento degli astri. Alla sua morte gli sarebbero state resi grandi onori divini ed essendo stato un grande astronomo, col passare del tempo, fu identificato col Cielo. In questa tradizione si attribuiscono ad Urano 45 figli, 18 avuti da Tite (identificata poi con Gaia), e proprio per questo chiamati Titani. Le sue figlie furono Basileia ("la Regina"), più tardi Cibele, e Rea, soprannominata Pandora. La bellissima Basileia succedette al trono del padre e sposò il fratello Iperione, dal quale ebbe Helios e Selene (ovvero il Sole e la Luna). Diodoro menziona come figli di Urano anche Atlante e Crono. Platone vi mette anche Oceano e Teti.
La ricostruzione dell'iconografia di Urano non è certa, per la scarsità di documentazione relativa all'arte greca. Euripide, nello Ione, ricorda e descrive un tappeto nel quale erano raffigurate diverse divinità celesti, tra le quali Urano. La sua immagine è stata inoltre ricostruita nell'ara di Pergamo dove appare come figura alata. Nell'arte romana Urano è invece più frequentemente rappresentato, anche perché diventa molto spesso la personificazione della volta celeste. È riprodotto sulla corazza della statua di Augusto di Prima Porta.

NETTUNO (Neptunus)
Nettuno
Nettuno è una divinità della religione romana, dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399 a.C., il dio del mare e dei terremoti, trasformandosi nell'equivalente del dio greco Poseidone. Malgrado il fatto che il suo culto si sia sviluppato dopo il suo accostamento a Poseidone, Nettuno fu sempre meno popolare, fra i marinai, di quanto lo fosse Poseidone presso i greci.
Secondo la
mitologia abitava in fondo al mare e comandava i mostri marini e le tempeste. Viene spesso rappresentato ritto su di un carro trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di comando.
Veniva onorato il 23 luglio, con le festività dei Neptunalia, a cui furono poi uniti i ludi Neptunialicii (dal III secolo a.C.) Il suo  tempio si trovava al Circo Flaminio all'interno del Campo Marzio a Roma. Nella mitologia Romana aveva una divinità associata (paredra) detta a volte Salacia a volte Venilia.
Nettuno, signore del mare e delle acque, ha dato il nome al Nettunismo, una teoria proposta del geologo tedesco Abraham Gottlob Werner nel XVIII secolo, secondo la quale tutte le rocce avrebbero avuto origine marina.




PLUTONE (Ade)
NettunoPlutone è il signore dell'Averno (Regno dei morti greco/latino) sul quale regna assieme a Proserpina, tetro ed insensibile era anche uno dei sei figli di Crono e Rea. Sconfitto Crono i fratelli maschi si divisero il mondo in tre reami e a Ade toccò l'oltretomba. Il suo nome deriva dal greco Plouton che significa "ricco", ma in grecia era noto come Ade, dal termine Hàdes, "colui che nasconde", che nasconde spesso i tesori nel ventre della terra, infine per gli Etruschi era noto col nome di Orco.

La coppia infernale riceve le anime nell'oltretomba, ma di fatto, come scritta nell'Iliade di Omero, Plutone era il Dio più odiato dai mortali, simbolizzato dal serpente e dal cane tricefalo Cerbero.
Ad aggravare la sua fama, giunse il ratto di Proserpina, rapita mentre coglieva i fiori sulle rive del lago Pergusa, ad Enna (o a Hipponion, l'attuale Vibo Valentia secondo altri storici). La trascinò sulla sua quadriga trainata da quattro cavalli neri e la portò negli inferi facendone la sua sposa. La madre Cerere in preda alla disperazione fece calare l'inverno sulla terra finché Giove ordinò al dio di liberarla. Da allora Proserpina può tornare in superficie ma solo per sei mesi l'anno; Plutone infatti le fece mangiare un chicco di melograno, legandola per sempre agli inferi. Quando Proserpina tornava agli inferi, Cerere in segno di protesta faceva calare il freddo per poi far rinvigorire la natura al suo ritorno.
Il suo sguardo è spesso raffigurato come un uomo maturo dallo sguardo severo, folta capigliatura, brandente uno scettro o delle chiavi, assiso su un trono d'ebano. A volte indossa un diadema d'ebano, un elmo che dona l'invisibilità forgiato per lui dai CIclopi ed il cappuccio per celare il suo volto. Le piante a lui sacre sono il cipresso ed il narciso.



LILITH
LilithLILITH Dall'accadico "Lil-itu", "Signora dell'aria". È una figura presente nelle religioni mesopotamiche, è un demone femminile associato al vento e alla tempesta, ritenuta portatrice di disgrazia, malattia e morte. Nel 3.000 a.C. la troviamo come Lilitu, Signora del Vento meridionale e moglie di Enlil presso i Sumeri. Per la Cabala ebraica era la prima moglie di Adamo, precedente a Eva, che fu ripudiata e cacciata via per essersi rifiutata di obbedire al marito che pretendeva di sottometterla. Lilith era nata infatti dalla Terra, al pari di Adamo e non voleva sentirsi inferiore, sebbene si accoppiasse con lui, non voleva sottostare nel rapporto. In seguito si sarebbe accoppiata con Lucifero generando demoni e Jinn. Per questo la tradizione l'ha eletta a simbolo di ribellione all'uomo, di libertinaggio ed infanticidio.
Nelle credenze dell'Ebraismo appare come un demone notturno, ovvero una civetta che lancia il suo urlo, capace di arrecare danno ai bambini maschi, caratterizzata dagli aspetti negativi femminili, quindi stregoneria, adulterio e lussuria. Infatti, la Torah ebraica narra che Dio diede ad Adamo una prima compagna ed insieme vissero nel Giardino dell'Eden, fino a che Lilith non si ribellò e fugg, rifugiandosi tra i demoni del deserto. Dio intervenne inviando una schiera di angeli per riportarla indietro, ma lei si rifiutò. Sempre le fonti ebraiche la descrivono come una donna estremamente bella ma allo stesso terrificante, con la coda di serpente e le ali di uccello (simbologia sulle sue occulte origini). Dio quindi non generò Eva geneticamente come fece con Lilith, ma questa volta la sviluppò partendo da una cellula di Adamo, assicurandogli una moglie sottomessa e più docile. Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando, vi rimando alla lettura delle rivelazioni di Robert Morning Sky sull'origine della vita in questo Settore Galattico.
Nell'Alfabeto di Ben-Sira, un anonimo libro scritto nel X secolo d.C., Lililith si sarebbe ribellata ad Adamo per via dell'accoppiamento. L'uomo voleva sempre giacere sopra, ma come Lilith le ricordò, i due erano stati creati insieme, pertanto non voleva essere sottomessa nemmeno nel coito, avanzava insomma pari dignità. Adamo rifiutò seccamente e lei pronunciò infuriata il nome di Dio (la prima bestemmia?), ed accusando il suo compagno, abbandonò l'Eden. Lo fece senza aver toccato l'albero della conoscenza, pertanto non perse l'immortalità. Si rifugiò nel Mar Rosso dove si accoppiò con Asmodai ed altri demoni biblici. Da loro nacquero un'infinità di esseri superiori chiamati Lilim o Djinns, entità intermedie  poste fra gli angeli e gli umani. Adamo la reclamò indietro e Dio inviò 3 angeli, Senoy, Sansenoy e Samangelof i quali , minacciandola di morte, le ingiunsero di ritornare. lilith rifiutò adducendo che non poteva ritornare da Adamo dopo essersi accoppiata con i demoni e in ogni caso, non sarebbe morta in quanto immortale. Allora i 3 spietati angeli minacciarono lo sterminio dei suoi figli. Lilith fu costretta a pregarli di non farlo promettendo che lei avrebbe fatto altrettanto con quelli di Adamo ed Eva.
Ovviamente la discendenza ebrea è memore di tutto ciò e per tradizione faceva crescere i capelli ai figli maschi per confonderli con le femmine. Lilith infatti si dice che per vendetta uccidesse di nascosto e nella culla i figli ebrei tgliendo loro il fiato. Amuleti con i nomi dei 3 angeli al collo dei nascitura dovevano scongiurarlo. Inoltre credevano che si nutrisse del seme maschile e che causasse le polluzioni notturne.
L'iconografia Cristiana più recente la vede come una bellissima donna nuda dai capelli blu e gli occhi rossi arrivando ad associarla proprio al serpente tentatore, desiderosa di vendicarsi della sua rivale.
Lilith è stata associata a Ishtar o Astarte (Astariel o Astaroth), figura del culto femminile e già adorata dagli antichi Ebrei e per la quale si praticava la cosiddetta "prostituzione sacra", un rituale sessuale religioso volto a propiziare la fertilità mimando l'unione fra Dio e una Dea.
Sul finire dell'Ottocento Lilith diventadefinitivamente il simbolo della donna che non si assoggetta al maschio, che lotta con tenacia per la sua emancipazione, per il diritto di gestire il proprio corpo ed il proprio destino inseguendo il suo istinto.



CERERE
Era protettrice delle messi e simbolo di fecondità e potenza della Terra, e Roma le tributava ben 3 feste l'anno, con tanto di giochi circensi.

VULCANO
Sposo di Venere ed inventore di scudi e corazze che salvavano in battaglia, ma sopratutto della Bilancia, strumento per soppesare le alternative esistenziali.

VESTA
Nel sostizio d'inverno arde il fuoco sacro di Vesta, protettrice della casa e dello Stato. Le sue vestali si votavano a tenerlo sempre acceso, pagando con la vita un'eventuale distrazione. In ogni banchetto romano, la prima porzione era sempre per lei.

GIUNONE
Dea iper protezionalista, protettrice del vincolo coniugale, e per contrasto, sempre impegnata ad emanciparsi dallo strapotere del consorte Giove. Il suo simbolo era il melograno.

ATALANTA
Eroina greca che non si voleva sposare. Il padre, il re Scheneo, la costrinse ed alla fine accettò di sposarsi ma solo con colui che l'avrebbe battuta in una gara di corsa. La mitologia narra che Atalanta era invincibile nella corsa ed i suoi rivali sconfitti venivano uccisi; ma un giorno Ippomene la vinse con uno stratagemma: durante la gara lasciò cadere 3 pomi d'oro che Atalanta raccolse perdendo tempo.
Un'altra leggenda ne parla come una fanciulla semi selvaggia, allevata da un'orsa, e diventata una famosa cacciatrice, rifiutava tutti i pretendenti, ma fu conquistata infine da Melanione, un altro mitico cacciatore.

ATENA (MINERVA)
Dea greca derivata da una dea cretese-micenea posta alla protezione dei palazzi reali. Era rappresentata da un manichino porta-armi (il Palladio) che era anche il suo simbolo. Molto intelligente, divenne maestra di ogni arte. I greci la dissero figlia di Metis (la Mente) e chi nasceva da Metis sarebbe stato infinitamente saggio, tanto da mettere in crisi Zeus. Per questo Zeus si sostituì a Metis secondo diverse versioni: lo divorò quand'era incinta incorporandone la saggezza necessaria ad un re, e poi partorì dalla testa una giovane fanciulla in armi. Efesto, il dio fabbro che l'aveva aiutata a venir fuori, voleva sposarla, ma lei rifiutò scegliendo di non avere mai marito e di diventare la vergine per eccellenza.
Fu protettrice di eroi, aiuto Teseo, Perseo, Ulisse e tanti altri, compresa la città greca che portava il suo nome. Si schierava con'un'istintività domata ed una forza temperata dal senno; non a caso proteggeva anche le arti femminili, come il ricamo e la tessitura, denunciando l'errore delle troppe divisioni fra maschile e femminile, fra privato e pubblico.

ATLANTE
Personaggio greco il cui nome significa "Infaticabile". Fu uno dei Titani che ingaggiarono la lotta contro Zeus finendo condannato in eterno all'estenuante fatica di reggere la volta del cielo. Fu localizzato in Africa, dove ora vi sono i monti dell'Atlante e dove si apre l'oceano chiamato in suo ricordo Atlantico.

ATTIS
Figura semidivina connessa al culto misterico ed orgiastico della dea frigia Cibele.


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